Note di lettura su Rivoluzione industriale e classe operaia in Inghilterra di E. P. Thompson

 

Il luddismo viene frequentemente evocato, ma resta nonostante tutto poco conosciuto. E quando lo si chiama in causa, lo si fa spesso a sproposito: talora come modello di resistenza al progresso tecnologico in quanto tale, talora come esempio della cieca rabbia degli operai che distruggono lo strumento di lavoro (cioè come antesignano delle rivolte «anti-lavoro» dell’operaio-massa). Vedremo, nelle pagine che seguono, che la realtà del luddismo è assai differente.

Il luddismo propriamente detto si concentra negli anni 1811-12, con qualche prolungamento che giunge fino al 1817. Esso si situa in una fase particolarmente critica del più generale movimento di decomposizione dei mestieri tradizionali, nell’ambito della produzione tessile, e di adeguamento della società inglese nel suo complesso ad una fase nuova dell’accumulazione del capitale. Per ciò che concerne gli operai tessili, questa fase è caratterizzata da tre elementi:

 

 

 

 

 

I tre focolai del luddismo

 

 

Cronologia delle lotte luddite
Date Eventi
Marzo 1811 Manifestazione dei magliai a Nottingham
Gennaio 1812 Attacco dei croppers3a Leeds
28 Febbraio 1812 Fine del luddismo dei magliai
Marzo 1812 I tessitori del Lancashire attaccano un deposito
9 Aprile 1812 Attacco dei croppers a [Wakefield, ndt]
Aprile 1812 Attacco dei croppers a Rawfolds
20 Aprile 1812 Attacco dei tessitori a Middleton
Luglio 1812 Il progetto di legge presentato dai magliai è respinto

 

«Il luddismo in senso stretto, negli anni 1811-17, rimase confinato a tre aree geografiche e a tre categorie operaie: il West Riding e i cimatori [croppers, ndt], il Lancashire meridionale e i tessitori in cotone, il distretto di lavorazione delle maglie e calze a telaio, con centro a Nottingham» (Ivi, p. 77). In ciascuno dei tre casi, i problemi industriali e sociali sono differenti; è un errore diffuso definire il luddismo come una reazione cieca e spontanea contro l’introduzione di nuove macchine. In particolare, come si vedrà, le reazioni violente dei lavoratori hanno talora avuto luogo senza che fosse introdotto alcun macchinario nuovo. Le macchine che vengono distrutte sono vecchie e conosciute da tempo.

 

Sebbene, come indica la cronologia riportata qui sopra, gli eventi si svolgano simultaneamente nelle diverse regioni/professioni, li ripercorrerò raggruppandoli appunto per mestieri.

 

1) I magliai (stockingers) di Nottingham

 

Fin dall’inizio del XIX secolo, i telai da maglieria diventano proprietà di mercanti magliai, oppure di speculatori che collocano in questa attività il loro denaro, alla stessa maniera in cui avrebbero potuto acquistare beni immobiliari per affittarli. Costoro danno in affitto i loro telai a operai che lavorano da soli a domicilio, oppure in piccoli laboratori. I laboratori che riuniscono da tre a quattro telai sono i più diffusi. Nel 1811, questa industria conta 29.000 telai e circa 50.000 operai, che lavorano nel triangolo Nottingham-Leicester-Derby. Al di là delle consuete manipolazioni sui prezzi delle merci prodotte, o nella definizione della quota per l’affitto dei telai, due pratiche scatenano una forte ostilità da parte degli operai nei confronti dei mercanti magliai:

 

 

 

Sono simili pratiche, legate all’uso di macchine nient’affatto nuove, a suscitare le violente sommosse nel corso delle quali vengono distrutti i telai. I conflitti tra gli operai e i mercanti di maglieria non sono per altro una novità, risalgono bensì al XVIII secolo. Già nel 1778-79, vi era stato un tentativo, da parte dei lavoratori, di imporre un salario minimo legale. Il progetto di legge era stato respinto dal parlamento e ne erano seguite alcune sommosse, accompagnate dalla distruzione dei telai. Nel 1787, venne negoziata con i mercanti una tariffa che fissava un prezzo per ogni capo di maglieria; questa tariffa verrà rispettata per circa vent’anni. Tuttavia, nel 1807 i prezzi crollano di nuovo. È in questo contesto che il conflitto entra nella sua fase luddista. Nondimeno, l’antagonismo tra gli operai e i mercanti si situa anche sul terreno giuridico. I lavoratori si auto-tassano per inviare a Londra dei delegati e per assicurarsi i servizi di uomini di legge, ai quali viene affidato il compito difendere i vecchi regolamenti di epoca pre-capitalistica ancora in vigore. Ma tutte queste azioni, puntualmente, si arenano.

 

A partire dal 1811, la violenza si diffonde. In marzo, a Nottingham, una manifestazione di magliai che chiedono lavoro e un salario decente, viene repressa dall’esercito. La sera stessa, sessanta macchine da maglia vengono distrutte tra le acclamazioni della folla. Numerosi incidenti dello stesso tipo si verificano nelle settimane seguenti (Ivi, p. 107). Questi primi attacchi possono fare pensare a delle rivolte più o meno spontanee; ciononostante, esse mostrano sempre un certo discernimento: ad essere colpiti sono soltanto i telai dei mercanti che praticano il cut-up e il colting. D’altra parte, i ludditi non sono soltanto dei distruttori di telai. È plausibile che almeno alcuni di loro partecipino simultaneamente a dei raggruppamenti sindacali clandestini, che operano costantemente per la negoziazione di una protezione legale dei lavoratori. I ludditi esercitano anche una sorta di polizia economica, ispezionando i villaggi durante il giorno al fine di controllare la qualità del lavoro e la qualificazione dei lavoratori. «Quando trovavano un telaio azionato da una persona che non aveva fatto regolare tirocinio, o da una donna, facevano loro sospendere il lavoro e, se quelli promettevano di non riprenderlo, applicavano al telaio un foglio con queste parole scritte sopra: “che questo telaio rimanga in piedi, [i puledri se ne sono andati, ndt]”.» (Ivi, p. 108).

 

Nell’inverno 1811-12, il luddismo evolve verso forme più disciplinate. Piccole bande si spostano durante la notte di villaggio in villaggio, attaccando i telai di chi non rispetta i vecchi prezzi e standard di qualità. L’ondata luddista raggiunge il suo apice nella regione di Nottingham. Thompson segnala, in particolare, il caso del villaggio di Bullwell, dove un mercante di maglieria difende i suoi locali a colpi d’arma da fuoco e uccide un luddita; gli assalitori si ritirano portando con sé la vittima, poi ritornano alla carica, sfondano la porta e distruggono tutti i telai. Tre notti più tardi, un gruppo di ludditi armati di pistole, moschetti, barre in ferro e mazze, forza l’entrata di un grande laboratorio e distrugge sessanta telai. E così via, fino al febbraio 1812 (Ivi, p. 107). Complessivamente, vengono distrutti mille telai. La violenza cessa soltanto quando il governo erige queste distruzioni a crimini capitali, passibili di essere puniti con la morte. Altre due ragioni spiegano l’esaurirsi dell’ondata luddista nella regione di Nottingham: da un lato, il relativo successo dell’intimidazione luddista (la maggior parte dei mercanti di maglieria aumenta le tariffe sui diversi capi); dall’altro, la repressione: la regione è ormai occupata da diverse migliaia di soldati, coadiuvati da forze speciali di polizia e milizie di sorveglianza.

 

L’interruzione improvvisa dell’ondata luddista, depone a favore dell’ipotesi di un’organizzazione relativamente strutturata e centralizzata, così come della sua vicinanza alle organizzazioni operaie non violente (Ivi, p. 89). Si costituisce uno United Committee of Framework-Knitters (comitato unitario dei magliai al telaio) che comprende sicuramente alcuni ludditi, ma che è in maggioranza contrario all’uso della violenza, poiché quest’ultimo rischia di compromettere l’azione legale del comitato nei confronti del governo. Per quanto, in virtù del Combination Act, sia illegale, il Commitee sviluppa un’azione propriamente sindacale e politica. Esso consacra molti mesi e importanti risorse finanziarie, al sostegno di un progetto di legge che regolamenti i sistemi di produzione, le etichettature, la pubblicità dei prezzi etc., ma non i salari. Il comitato considera infatti che la fissazione per legge di un salario minimo, sia una causa persa in partenza (Ivi, pp. 90-91). Nel luglio 1812, il progetto di legge dei magliai viene respinto dalle due camere del parlamento. Questa sconfitta, consumatasi nell’indifferenza dei rappresentanti politici, induce il comitato a informarsi sul modo in cui le altre professioni gestiscono i propri sindacati. La struttura del comitato evolve allora in un senso più propriamente sindacale, facendosi carico dell’indennizzo dei disoccupati e degli scioperi. Tutto ciò va avanti per circa due anni, in condizioni – va ricordato – di completa illegalità. Nel 1814, si verificano nuove distruzioni di telai, senza che si possa dire se i sindacati le sostengano o se i ludditi, che ritornano sulla scena, le impongano in ragione dell’insufficienza dei risultati dell’azione sindacale (Ivi, p. 95). È possibile che alcuni attacchi siano orchestrati da mercanti di maglieria, in cerca di un pretesto per reprimere i sindacati (Ivi, p. 125). Ad ogni modo, due militanti del sindacato vengono arrestati. Si assiste allora ad una breve recrudescenza dell’attività luddita. Le distruzioni si ripeteranno, in modo sporadico, fino al 1817, mentre il sindacato si consoliderà in un’attività clandestina, che non esclude manifestazioni, scioperi e negoziati.

 

2) I cimatori (croppers) del West Riding

 

Un cropper è un «tosatore» di tessuti in lana. Il suo lavoro consisteva nel raddrizzare manualmente il pelo dei tessuti e nel tagliarlo con un rasoio, strumento pesante e difficile da maneggiare, volendo ottenere un buon risultato. A seconda della qualità del lavoro, il tessuto poteva perdere o guadagnare il 20% del suo prezzo finale. Per tradizione, il salario del cropper ammontava al 5% di questo prezzo. I croppers lavoravano all’interno di laboratori, o perfino in fabbrica; erano essi a controllare la finitura del tessuto. Avevano una reputazione d’indisciplina e d’indipendenza: «Il cimatore in senso stretto – scriveva un corrispondente del Leeds Mercury – non è un servo. Egli non si sente né si definisce tale, ma si sente e si definisce un pannaiolo, e partecipa assai più della natura del calzolaio, del falegname, del sarto etc… Come questi, va e viene, si ferma più o meno a lungo… a seconda del lavoro che gli accade di trovare» (Ivi, p. 78).

 

L’opposizione dei croppers alla meccanizzazione di questa specifica operazione, risale a tempi remoti. Essa si fonda su una tradizione artigianale la cui codificazione è legata a una legislazione molto antica. Il gag-mill è un meccanismo abbastanza semplice, nel quale un tessuto viene fatto passare in mezzo a due rulli che raddrizzano il pelo per poterlo tosare. Questa macchina era conosciuta fin dal XVI secolo, ma un decreto di Edoardo VI ne aveva vietato l’utilizzo. Questo decreto, ed altre disposizioni dello stesso tipo, erano ancora in vigore all’inizio del XIX secolo. Di invenzione più recente, lo shearing frame è invece una macchina un po’ più perfezionata, la cui funzione è identica. È un quadro sul quale il tessuto viene steso per poi essere tosato da due lame.

 

«Nel 1791, i mercanti di panni di Leeds avevano resa nota attraverso un manifesto la loro intenzione di introdurre il nuovo macchinario. Nel decennio successivo, più di una fabbrica era stata distrutta dai cimatori» (Ivi, p. 79). Negli ultimi anni del XVIII secolo, sommosse che coinvolgono da 1000 fino a 2000 lavoratori, attaccano le fabbriche per distruggere le macchine. Nel 1802, i croppers formano un’organizzazione con sede a Leeds, il cui scopo è di controllare che i gag-mills e gli shearing frames non vengano introdotti. Nella stessa Leeds, l’organizzazione ha successo. A Huddersfield (sud-ovest di Leeds), alcune macchine che erano in funzione già da un ventennio, vengono fermate per «decreto dei lavoratori». Anche prima della fase luddista propriamente detta, la resistenza fa dunque parte del paesaggio, nelle sue forme violente ma anche in quelle legali e parlamentari.

 

Nel 1811, i croppers seguono con interesse l’attività dei ludditi di Nottingham – questi magliai che distruggevano i telai, organizzati in piccole bande segrete. Gli articoli del Leeds Mercury che riportano gli eventi, vengono letti ad alta voce nei laboratori (Ivi, p. 110). I croppers non tarderanno ad imitare i magliai. È all’inizio del 1812 che risalgono i primi attacchi: in gennaio, uno dei pochi gag-mills di Leeds viene dato alle fiamme; in seguito, gli attacchi notturni si moltiplicano in tutta la regione. Dopo un attacco riuscito, «il Capo riunì i suoi uomini, fece l’appello… poi scaricarono le pistole… diedero un grido, e marciarono via in ordine propriamente militare» (Ibid.).

 

I ludditi praticano volentieri la lettera di minacce, sempre firmata «Generale Ludd», come quella che segue, inviata ad un padrone di Huddersfield:

 

«Ci è appena stata data l’informazione che lei è un proprietario di quelle detestabili Cimatrici, e i miei Uomini desiderano che le scriva e le dia leale preavviso di distruggerle… Prenda nota che se esse non sono demolite alla fine della prossima settimana, distaccherò uno dei miei Luogotenenti con almeno trecento Uomini per distruggerle e prenda altresì nota che se ci procura il fastidio di venire così lontano aumenteremo la sua disgrazia bruciando e riducendo in cenere i suoi Caseggiati e se ha l’Impudenza di sparare su uno qualunque dei miei Uomini, essi hanno l’ordine di assassinarla, e bruciare tutte le sue Case, abbia la bontà verso i suoi Vicini di informarli che lo stesso destino li attende se i loro Telai non sono prontamente demoliti» (Ivi, p. 111).

 

I ludditi costringono a fare marcia indietro diversi piccoli padroni, i quali demoliscono le proprie macchine oppure se ne sbarazzano. Nell’aprile 1812, ad usarle rimangono praticamente soltanto le grandi imprese, ed è contro di esse che ben presto i croppers si volgono. Il 9 aprile, 300 ludditi mettono a sacco e incendiano una manifattura a [Wakefield, ndt]. Negli stessi giorni, un contingente di 150 ludditi fallisce nel tentativo di fare irruzione in una manifattura a Rawfolds, dopo venti minuti di conflitto a fuoco con il padrone e gli uomini barricati all’interno dei locali. Questi attacchi sono tutto fuorché spontanei: sono preparati e organizzati. A Rawfolds, come altrove, i ludditi sanno che ad attenderli c’è l’esercito, messo a disposizione dei proprietari e schierato all’interno delle fabbriche. «Coperto» da una parte degli assalitori che spara sui guardiani, un commando si avvicina alla porta per sfondarla, facendo uso di enormi massi che dovranno servire anche a distruggere i telai. Ma la difesa è troppo ben organizzata. A conclusione dell’assalto, il commando conterà cinque feriti, di cui due mortalmente (Ivi, pp. 113-14). Questo fallimento segnerà la fine del luddismo dei croppers.

 

3) I tessitori di cotone del Lancashire

 

Il Thompson ritiene che, verso il 1780, esistessero quattro tipi di tessitori di cotone:

 

 

Il luddismo, nel Lancashire, si impone come un episodio violento e di breve durata, all’interno di una lenta evoluzione della figura del tessitore verso lo statuto di proletario. Dal 1780 al 1820, i gruppi 2 e 4 della tipologia del Thompson evolvono verso «un solo [gruppo] di status decisamente inferiore – quello del proletario lavorante a domicilio, che a volte possedeva il telaio, a volte lo prendeva in affitto, e tesseva il filato in base alle istruzioni o dell’agente di una grande azienda tessile, o di un intermediario» (Op. cit., vol I, p. 274). Per un certo tempo, la forte domanda di tessuto maschera questa evoluzione. I piccoli mastri artigiani si proletarizzano, ma guadagnano bene. I contadini si trasformano in tessitori a tempo pieno, nella misura in cui questa attività è per loro più redditizia della piccola produzione agricola. Ben presto, però, «ridotti ad uno stato di dipendenza completa o dalla filanda, o dagli intermediari che portavano il filato nelle zone di collina per darlo a lavorare, i tessitori [si trovarono] esposti […] a riduzioni di salario» (Ivi, p. 280). In effetti, i capitalisti non vedevano di buon occhio la relativa prosperità dei tessitori. Secondo un magistrato dell’epoca, essi venivano pagati «in modo così stravagante, che, lavorando tre o quattro giorni la settimana, potevano mantenersi in uno stato di lusso relativo. [Essi] spendevano gran parte del loro tempo e danaro in birrerie, e a casa avevano la tavola del tè fornita due volte al giorno di una bottiglia di rhum e del miglior pane di frumento spalmato di burro» (Ibid.).

 

Senza esagerare il comfort delle famiglie dei tessitori, si deve pensare che il loro statuto fosse in effetti relativamente privilegiato, dal momento che la professione attirava molti nuovi lavoratori, sia attraverso l’esodo rurale che per il tramite dell’afflusso di lavoratori da altre regioni. Sotto l’effetto combinato di questo afflusso e dell’offensiva dei padroni – i quali ritenevano che «un abbassamento dei salari… sarebbe una benedizione per la nazione senza arrecare un vero danno ai poveri»4 – le retribuzioni vennero progressivamente erose. Il grafico qui sotto (Ivi, p. 318, nota 48) mostra che il ribasso fu di oltre un terzo, nel corso del decennio che precedette l’episodio luddista.

 

 

Anno Salario settimanale di un tessitore
1797 18s 9d
1802 21s
1809 14s
1817 8s 9d
1828 7s 3d
1832 6s

 

A partire dal 1790, i tessitori rivendicano un salario minimo stabilito per legge. Dopo numerose vicissitudini, il parlamento rigetta definitivamente la loro istanza nel 1808, fatto che sarà all’origine di un’importante manifestazione a Manchester. Nel 1811, un ulteriore tentativo fallisce: è questo secondo insuccesso a provocare l’offensiva luddista nella regione.

 

Thompson distingue due fasi, nel lungo declino di una professione in origine relativamente prospera (Ivi, p. 298). La prima si estende fino al 1830-35. La concorrenza delle macchine, in questa fase, è pressoché nulla, giacché ve ne sono poche, mentre la richiesta di tessuto è in aumento forte e regolare. Soltanto più tardi, durante la seconda fase, l’introduzione del vapore e del telaio meccanico eliminerà i tessitori a mano. Qui, è dunque soltanto la prima fase che ci interessa. Abbiamo già visto quali siano le due cause all’origine della proletarizzazione accelerata dei tessitori: l’offensiva padronale per ridurre i salari, e la sovrabbondanza di lavoratori che si inseriscono nel settore. Questo secondo fattore rinvia ad una situazione di disoccupazione endemica e diffusa nel resto del paese. Thompson segnala anche una terza causa: la scomparsa del sistema di protezioni legate alla tradizione. I sindacati vengono vietati, mentre il governo sopprime progressivamente tutte le vecchie regole corporative che proteggevano i mestieri (ci torneremo sopra).

 

Rispetto al luddismo dei magliai, quello dei tessitori si presenta in forme più complesse. Thompson ritiene che vi confluiscano rivolte della fame spontanee, agitazione politica, provocazioni poliziesche e il luddismo propriamente detto, cioè la distruzione di macchine organizzata e deliberata (Op. cit., vol. II, p. 118). Nel marzo 1812, nello stesso momento in cui i magliai smettono di distruggere i telai, i tessitori attaccano il deposito di una delle prime fabbriche ad avere installato un telaio a vapore. Poi, il 9 aprile, in occasione di una manifestazione politica dei tories che l’opposizione intende impedire, a Manchester scoppia una sommossa. L’opposizione viene travolta dagli operai, e i tessitori sono tra i più attivi nello scavalcarne l’operazione politica. Più tardi, sempre in aprile, rivolte della fame hanno luogo in numerose città della regione, in seguito all’aumento dei prezzi del pane e delle patate. Queste rivolte implicano la presenza di elementi organizzati. A Stockport, i rivoltosi sono guidati da due uomini travestiti da donna, che si fanno chiamare «le mogli del Generale Ludd».

 

Il 20 aprile, a Middleton, diverse migliaia di operai attaccano una fabbrica in cui si trova un telaio a vapore. Vengono respinti dalle pallottole dei guardiani, che lasciano tre morti sul terreno. L’indomani, gli assalitori ritornano più numerosi. Verso mezzogiorno, giunge «un gruppo d’uomini, da [cento, ndt] a duecento di numero, alcuni dei quali armati di moschetti con baionetta inastata, altri con picconi da minatore, [che] entrarono in corteo nel villaggio e si unirono ai rivoltosi. In testa a quei banditi armati veniva un Uomo di Paglia, raffigurante il celebre generale Ludd» (Leeds Mercury, 25 aprile 1812, cit. ivi, p. 120). La fabbrica si rivela impossibile da espugnare, così i rivoltosi incendiano la casa del proprietario. L’esercito interviene e uccide almeno 7 persone, tra i quali un panettiere, un vetraio e un falegname. La professione di queste vittime dimostra – se ve ne fosse bisogno – fino a che punto il luddismo dei tessitori si inserisse in un contesto più ampio, di opposizione allo sviluppo della manifattura e al laissez-faire capitalistico.

 

«[…] il luddismo del Lancashire passò attraverso la fase del machine-breaking nel giro di tre o quattro settimane» (Ivi, p. 121). L’episodio di Middleton, insieme ad altre sconfitte, determinarono un’evoluzione. Da una parte, i ludditi si orientarono verso l’attacco contro i capitalisti, piuttosto che contro le loro macchine. Dall’altra, si organizzarono in gruppi armati clandestini, che prestavano giuramento e passavano al setaccio i villaggi, per trovare i fondi e le armi in vista di un’insurrezione. Secondo il Thompson, tutto il paese si trova in quel momento in una situazione pre-rivoluzionaria. «Di rado la nuda e cruda furia insurrezionale fu più diffusa nella storia inglese» (Ivi, p. 123). In questo contesto, tuttavia, il luddismo del Lancashire andò ad impantanarsi in una deriva paramilitare e scomparve, sia per effetto della repressione e dei tradimenti, sia a causa dell’evoluzione di alcuni gruppi verso un’attività di tipo più sindacale e politico. Abbiamo constatato la stessa evoluzione presso i magliai di Nottingham.

 

Conclusione

 

Gli elementi che precedono sono sufficienti a dimostrare che il luddismo non fu in nulla una reazione spontanea e incontrollata contro le macchine in quanto tali. Talvolta, esso si manifestò in situazioni in cui nessuna nuova macchina era stata introdotta – e fu allora, chiaramente, una reazione d’opposizione alla diffusione di nuovi rapporti tra padroni e operai, indipendentemente da ogni problema tecnologico. E anche quando, in effetti, si trattò dell’introduzione di nuove macchine, la violenza contro di esse non può essere in alcun modo confusa col rifiuto del lavoro e col sabotaggio dell’operaio-massa moderno, nella misura in cui la rivolta dei ludditi non si volse contro i ritmi di lavoro imposti dalle nuove macchine, ma contro la dequalificazione e la disoccupazione che esse portavano con sé. Inoltre, i ludditi non distruggono le macchine sulle quali essi stessi lavorano, ma quelle presenti in altri luoghi di lavoro, dove i padroni le impongono e/o gli operai le accettano. Infine, abbiamo visto come il luddismo sia una pratica che, per quanto violenta, è nondimeno estremamente organizzata e ben ponderata, e in costante rapporto dialettico con l’attività clandestina politica e sindacale che – riprendendo il titolo del Thompson – porterà alla formazione della classe operaia inglese, in quanto somma delle culture e delle istituzioni del proletariato inglese.

 

1 Per «blocco continentale», si intende il divieto imposto da Napoleone (1806) a tutte le navi battenti bandiera inglese, di attraccare nei porti francesi, ivi inclusi quelli dei domini coloniali [ndt].

 

2 Edward P. Thompson, Rivoluzione industriale e classe operaia in Inghilterra, 2 voll., Il Saggiatore, Milano 1969 [ndt].

 

3 Cimatori [ndt].

 

4 Traduzione redazionale [ndt].